PROLOGO: Il mondo gelato
vagante di Corelia
All’interno della chilometrica
crosta congelata che un tempo era l’atmosfera di un pianeta verde, si agitava e
cresceva una nuova forma di vita. Una forma di vita che, per
ora, possedeva solo l’istinto di continuare a crescere e nutrirsi. Il
suo scopo finale era assimilare l’intero pianeta, farlo diventare il proprio
corpo.
Perché questo essere ancora allo stato primordiale era Ego, ed esisteva solo per perpetrare sé
stesso, a qualunque costo.
E per fermarlo, sarebbe stato necessario scendere a
patti con il diavolo.
MARVELIT presenta
WANDERERS
EPISODIO 6
- Le Grandi Colpe
“È solo una questione di
tempismo,” disse un maschio color chiaro dai balzani
neri, che indossava un’armatura fotonica e un ampio mantello nero come la sua
fluente criniera, intento su un quadro comandi. La sua voce, i suoi modi, la
sua stessa presenza fisica avrebbero, ad una prima
impressione, suggerito una qualche ascendenza regale, sicuramente una predisposizione
naturale al comando.
Avrebbero avuto ragione su
entrambe le valutazioni…ma avrebbero anche dovuto aggiungere che il Coreliano
di nome Butazi era, al momento, un
individuo spregiudicato, la cui sola ambizione era comandare quello che fra
poco sarebbe stato un intero popolo di super-esseri.
“La gente è stata avvertita, ma niente può prepararti ad un così drastico cambiamento.”
Loro malgrado, i componenti della Forza
4 si ritrovarono d’accordo. Ancora per poco, sarebbero
stati solo loro gli unici a sfruttare i loro doni naturali, che facevano di
loro dei magi. Per arrivare a
diventare i paladini della loro specie, Teamleader
(Ydrai), Ironhoof (Embe), Firemane (Oninjay) e Ghostmare (Oosay), avevano dovuto
sottostare ad un lungo e difficile addestramento. Nel giro di un’ora, ci
sarebbero stati centomiladuecentoventidue Coreliani dotati di superpoteri,
senza sapere quali poteri e su quale scala. Sarebbe stato il caos…eppure,
Butazi era più che mai confidente e tranquillo…
“Dici di potere controllare la
situazione,” disse il colossale Thunderhoof. “Come farai? E come saprai trovare fra tutti i Coreliani quelli
con il potere più utile ad arrestare la crescita di Ego?”
Fu Ydrai a dare la risposta.
“Quando eravamo in corsa come candidati al ruolo di Teamleader, Butazi
possedeva poteri mentali, gli stessi che voleva usare per controllare il virus tecnorganico,”
disse, riferendosi all’incidente che poi costò all’ambizioso maschio la sua
carriera. “Fu deciso di sopprimere il suo gene mutante, anche se questo gli
costò la stabilità mentale…”
“Su quest’ultimo punto mi
permetto di dissentire,” lo interruppe Butazi con tono
divertito. “Ci fu un…trauma, ma durò solo dieci giorni. Ma
alle autorità tornava comodo farmi passare per pazzo: permetteva loro di
tenermi in isolamento, per impedirmi di rivelare certe…verità. Scomode verità.”
“È vecchia, risparmiatela,” disse Oninjay.
Il sorriso saccente rimase
dov’era. “Il vostro Teamleader sa che non è mia abitudine mentire… Ma parliamo
di cose più importanti. Come questo.” Fece due passi
indietro, a contemplare la sua creazione: una poltrona incassata in un mainframe
dalle pareti color granito nero. Il poggiatesta della poltrona era studiato in
modo che la testa vi affondasse dentro, perfettamente avvolta fino alle tempie.
“Un mio progetto elaborato nel caso i miei poteri si
fossero indeboliti…o per amplificarli, a seconda della necessità. Devo
ringraziarvi per la collaborazione, signori; non avrei fatto in tempo a realizzarla,
altrimenti. E ora, se volete scusarmi…”
Butazi
si sedette sulla poltrona. Adagiò la nuca sul poggiatesta e chiuse gli occhi. Subito, dal tessuto dell’imbottitura emerse una ragnatela di
circuiti, che si fissarono sulla sua cute. “Non abbiate timore: non è il
tecnovirus, ma solo una rete di naniti. Provvederanno da interfaccia e da
stimolatori. E ora, che la sciarada abbia inizio.” Si
concentrò: avrebbe dovuto essere pronto nel momento in cui il suo lucchetto
genetico fosse stato di nuovo sbloccato…
“Spero solo che non stiate
commettendo un colossale errore di valutazione,” disse
il Gran Comandante Kyrin, dalla sala
di comando del quartier generale di coordinamento dei rifugi.
C’era una nuova presenza nella
sala: la figura astrale di una creatura insettoide. L’esoscheletro che copriva
il suo corpo era bianco, robusto ed elaborato. Mentre
comunicava, le sue antenne fremevano. <Il piano dell’individuo-Butazi è affidbile.> Il suo tono era freddo, distaccato.
<Quanto alle conseguenze che esso potrà avere sui vostri equilibri interni,
non ci riguarda. Le nostre priorità sono rimuovere la minaccia di Ego e proteggere la zona del pianeta che voi chiamate Varelia.
Se i vostri conflitti interni dovessero mettere in
pericolo tali priorità, interverremo direttamente. Ecco perché, inizialmente,
abbiamo adempiuto alla richiesta di neutralizzare
l’individuo-Butazi.>
Il personale della sala
osservò Kyrin emettere un sospiro rassegnato, per poi afflosciarsi sulla sua
poltrona. Non lo avevano mai visto così… Come se volesse allo stesso tempo
parlare ma non avesse il coraggio di farlo. Qualcuno
pensò che fosse perché quelle creature, i Vareliani, gli ‘abitanti del mondo
sotterraneo’, fossero troppo potenti per innervosirle…e
non a torto…
Quando i Kymelliani avevano raggiunto il verde e fertile
mondo di Corelia, dopo essere fuggiti dal freddo e sterile Kymellia, dominato
da una politica tecnocratica e guerriera che aveva corrotto i suoi abitanti,
pensavano di avere ritrovato il paradiso perduto… Ma l’illusione era durata
poco: avevano appena fatto in tempo a rifondare una civiltà pacifica e
benevola, quando un mostruoso evento cosmico, la collisione di due superbuchi
neri, aveva generato un’onda gravitazionale che aveva strappato Corelia dalla
sua orbita. L’atmosfera si era letteralmente congelata in un impenetrabile strato
di duecento chilometri di ghiaccio. I sopravvissuti si erano rifugiati in
cittadelle costruite in caso di disastro globale,
anche se non di questa portata. Un
nuovo esodo sembrava ormai inevitabile, quando avevano scoperto l’esistenza di
una zona cava nella crosta planetaria, una zona lussureggiante e viva.
Una zona protetta da una
specie insettoide, divisa in due razze, una di guerrieri abili e senza paura,
l’altra di telepati e telecineti potenti come dei. Erano stati questi ultimi a
tenersi facilmente nascosti alle menti ed agli strumenti dei Coreliani, ma ora
che il peso dell’atmosfera congelata
minacciava di distruggere la zona cava, Varelia, persino loro avevano
bisogno dell’aiuto dei Coreliani…cioè, dei superpoteri
latenti nei loro geni. Superpoteri che tra meno di un’ora sarebbero stati sbloccati
contemporaneamente in ogni singolo individuo…
Kyrin sarebbe diventato un magus come gli altri…ma quale autorità
avrebbe mai potuto esercitare su una popolazione trasformata in armi viventi?
Peggio ancora non era sapere
che tra poco la vecchia politica sarebbe finita, ma sapere che era lui il responsabile di tutto questo. Ci sarebbero stati dei telepati fra i
nuovi magi, e la verità sarebbe venuta a galla…
Il maschio bianco serrò i
denti fino a sentire dolore alla mascella…
“Comandante..?”
Sollevò la testa di scatto,
incontrando lo sguardo freddo di una familiare femmina dal pelo rosso. “Dottoressa Baran. Quale
altra erba avvelenata desidera aggiungere a questo pascolo di dolore?”
Indicando con la testa il monitor, lei snocciolò il nome alfanumerico di un
file. Quando la schermata fu attiva, Kyrin si scoprì a
guardare una rappresentazione schematica di un’area perfettamente circolare
intorno a Corelia. Il pianeta era già completamente congelato…
Ma quello che interessava
veramente di quel quadro era la fitta serie di puntini
lampeggianti diffusi nell’area circolare. I valori in fondo alla schermata
erano inequivocabili… “Teletrasporto?”
Baran annuì. “La nuvola di
materiale materializzato era così fitta che quella che vede
è solo una frazione registrata dai nostri sensori a terra. I punti
corrispondono alla posizione a terra dei crateri…” Linee perfettamente dritte unirono i punti lampeggianti alle zone dove Ego stava
crescendo.
“Allora non siamo capitati per
caso in una nuvola di spore…”
“Il materiale raccolto su Ego
suggerisce una sua tendenza a vivere senza riprodursi, preferendo la propria
unicità. Inoltre, se ci fossero state così tante sue spore da avviare una
riproduzione su questa scala, le avremmo notate da
tempo. Così, ho preferito verificare le registrazioni. Se i Vareliani avessero
voluto tenerci tutto nascosto, avrebbero cancellato anche quelle.”
Kyrin fece un sospiro stanco,
seguito da una risatina dai toni amari. “Seminatori di Ego…
Quasi quasi preferivo la coincidenza.” Si alzò in piedi. “Quanto manca allo
sblocco genetico?”
“Trenta minuti. Comandante..?”
Lui
si diresse verso un’uscita. “Le affido il comando, dottoressa…per quello che vale. Mi troverò nei miei alloggi.” E uscì lasciandosi dietro il personale attonito. La femmina
ruppe quel silenzio rivolgendosi all’ufficiale delle comunicazioni. “Mi metta
in contatto con la Forza 4. Ora.”
La porta scorrevole si aprì, e
Kyrin entrò nei suoi alloggi.
Si guardò intorno: ‘alloggi’ era solo un eufemismo a beneficio di chi sarebbe
stato costretto a viverci per…quanto tempo? Una generazione, due, tre? Alla
fine, gli orgogliosi membri di un popolo nato per la libertà avrebbero
conosciuto solo le fredde pareti dei loro cubicoli, gli impulsi subliminali per
placare artificialmente le loro ansie, e cibo idroponico…
Il Gran Comandante si portò al
centro della stanza. Digitò dei pulsanti sul bracciale sinistro, poi chiuse gli
occhi mentre appoggiava la mano tridigite alla tempia. Non c’era perdono per i
suoi crimini. Se fosse stato dall’altra parte della
barricata, avrebbe senza dubbio chiesto la condanna a morte…
L’unità al polso crepitò di energia, ma proprio nell’istante in cui fece fuoco, una
robusta mano apparve dal nulla ed afferrò il braccio di Kyrin, facendolo
sobbalzare! Il colpo deviato andò ad infrangersi contro una parete, scavandovi
un foro.
“Comandante!” disse
Teamleader. “Cosa..?”
Kyrin, tuttavia, non fece per
opporre alcuna resistenza. Si sedette sul letto, e disse, “Teamleader, hai un dispositivo di proiezione mentale. Applicamelo. Se è destino che sia la mia stessa Forza 4 ad eseguire una giusta
sentenza, che almeno non ci siano dubbi…”
Il gruppo si scambiò
un’occhiata preoccupata. Possibile che in qualche modo Butazi avesse preso il
loro comandante sotto il proprio controllo mentale..?
Per un attimo, la familiare
durezza tornò ad indurire i tratti di Kyrin. “È un ordine, Teamleader.”
Se c’era una cosa da dire dei Coreliani, era che il
senso della gerarchia era molto sviluppato. Circostanze surreali o no, quando
un superiore dava un ordine, bisognava rispondere. Così, da una delle tasche
miniaturizzanti Ydrai estrasse un dispositivo simile ad una radiocuffia, ma con
una lente all’altezza dell’occhio sinistro.
Con gesti attenti, il maschio
dalla criniera grigia posò il dispositivo sul cranio del Gran Comandante. “Può
cominciare quando vuole, signore.”
E Kyrin si concentrò.
In
pochi istanti, dalla lente ottica partì un raggio multispettrale. A mezz’aria,
il raggio si condensò in un filmato olografico…
Kymellia, sei mesi prima
dell’esodo
“Rappresenta un pericolo, non
abbiamo altra scelta.”
I due maschi si fronteggiavano
dai lati opposti di un tavolo: uno era un anziano scuro, l’altro era Kyrin.
Questi non portava ancora l’uniforme con i colori ed i gradi di Gran
Comandante. Era stato Kyrin a pronunciare quella frase. “Butazi è un
neutralista, e ha molti seguaci fedeli. Se diventa il Teamleader della Forza 4,
potrebbe tentare di influenzare la nostra politica estera verso una posizione di equilibrio con gli Snark.”
L’altro maschio lo fissò
intensamente. “Ed è…così grave, Kyrin? Quanto sangue abbiamo già versato, in fondo?”
Kyrin scosse la testa. “Non
c’è solo questo: Butazi è convinto che più e più Kymelliani debbano essere
elevati al rango di magi per potere garantire il suo concetto di ‘pace’…ed essendo
un individuo molto ambizioso, non c’è da escludere che lui veda sé stesso al
comando di questa…stirpe. Ha mai sentito nominare un suo
progetto Power Force?” Vedendo
l’esitazione negli occhi dell’anziano, gli scappò un sorriso di
superiorità. “Un cosiddetto ‘corpo di pace’, numeroso, di almeno venti membri;
una forza di pronto intervento che sostituirà le nostre forze convenzionali.”
L’anziano non era un individuo di mente ristretta, ma come quasi tutti i
Kymelliani, nutriva una radicata diffidenza, se non ostilità, verso i
super-esseri. E considerando quello che avevano fatto
pugni di terrestri con superpoteri dentro conflitti che vedevano coinvolte
delle superpotenze come Kree, Skrull
e Shi’ar…senza contare che uno solo di quei selvaggi era riuscito a salvare il
maledetto Galactus stesso… Tutto
questo non aiutava a forgiare un’opinione positiva verso i magi. La Forza 4 era
una misura quasi disperata, ma era l’unica autorizzata, e strettamente
supervisionata…
La decisione fu presa senza
alcun rimorso. L’anziano disse, “Come intendi
fermarlo? Non possiamo sopprimere il progetto Forza 4
senza sollevare domande e sospetti. Non possiamo permetterci altre divisioni
politiche intestine al presente stato.”
“Userò lo stesso contatto che
mi sta tenendo informato sulle intenzioni di Butazi. Ci libereremo di quel
maschio impiccione senza alcuno spargimento di sangue. Ydrai prenderà il suo posto:
è un soggetto più controllabile, così potremo tenere i nostri speciali
guerrieri fra i ranghi.”
L’anziano annuì. “Faccia quello
che deve, Generale Kyrin.”
“Butazi?”
Sotto lo sguardo vigile di
Kyrin, Teamleader tentò per l’ennesima volta di comunicare con il suo
ex-rivale. In risposta, ebbe solo il silenzio di
un’espressione vuota e muta. Butazi indossava un’uniforme neutra e priva di ogni parte metallica. Era indifeso, ma persino in quella
condizione sembrava ancora fiero; nei suoi occhi c’era una luce che ricordava
quella di una brace pronta a riaccendersi…
“È così da quando gli abbiamo
tolto i poteri,” disse Kyrin, molto convincente nella
punta di compassione che mise nella propria voce. “Adesso è sotto sedativi, ma
prima era…furioso, incontrollabile.” Ydrai non lo vide
sorridere. “Immagino che perdere tutto sia stato troppo per una creatura della
sua ambizione.”
Ydrai si alzò. Si preparò a
lasciare la cella imbottita; si voltò un’ultima volta, e con sguardo triste
disse, “Vorrei che fosse andata diversamente, amico mio.”
Tutto era andato
perfettamente. Ogni angolo era stato smussato; ora e per sempre, Butazi sarebbe
stato considerato un soggetto inaffidabile per incarichi di alto
rango, anche se fosse stato reintegrato nella società!
Non possono farlo!
Erano passati pochi mesi dalla
formazione della Forza 4, quando una certa notizia aveva gettato nel panico le
massime cariche militari e tecnocratiche di Kymellia: Ghostmare aveva assunto
il titolo di Matriarca, e stava preparando un esodo su media scala. Di fatto, tutti i membri del ‘movimento naturalista’, come
veniva sprezzantemente chiamato dai tecnocrati, due milioni di individui, sarebbero
stati trasportati presso una destinazione sconosciuta. I rappresentanti della
vecchia politica non avrebbero potuto rintracciarli…
I tecno-ortodossi ne erano deliziati: in fondo, i loro maggiori oppositori si
sarebbero esiliati volontariamente, senza spargimento di sangue… Ma alcuni
erano preoccupati, e molto: due milioni potevano diventare quattro, sei… E se
nel frattempo avessero trovato degli alleati? Quanto tempo sarebbe
passato prima che ritornassero come una minaccia concreta all’ordine
costituito? Forse la storia dell’esodo era una
diversione…forse, si stavano preparando a combattere per la loro ideologia…
Troppi dubbi, troppe
incognite.
“Kyrin,”
disse uno degli anziani, in una sala conferenze predisposta per un incontro
ufficioso fra il Generale ed i più estremisti fra le maggiori cariche politiche
di Kymellia. “Come avrai intuito, la situazione è
grave. La Matriarca è stata convinta a portare via lo stesso Butazi ed altri
criminali. Dobbiamo temere il peggio per il nostro futuro: più di una volta abbiamo dovuto lasciare la nostra patria, e non correremo il
rischio di una nuova guerra civile.”
“Generale,”
disse una femmina, indicandolo con un dito. “Lei ed una piccola forza militare vi infiltrerete nel movimento della Matriarca. Fate tutto
quello che dovete per guidare questi ribelli al nostro
seno. Fate in modo che capiscano che solo una civiltà unita può sopravvivere.”
Kyrin fece un inchino. “Non vi
deluderò.”
L’infiltrazione era stata un
successo, e così l’esodo. Kyrin, da consumato stratega, sapeva di non potere
prendere di petto due milioni di ribelli, non senza prima
essersi costruito una solida base politica, fatta di fiducia e lealtà. La sua
scalata da Generale a Gran Comandante era proceduta senza ostacoli…
Più difficile era stato
lanciare l’idea che convenisse abbandonare Corelia in
favore del pianeta-patria (difficile definirlo ‘nativo’, essendo Kymellia-1
stato distrutto): Corelia era un
paradiso, in fondo… Ma un paradiso vulnerabile, indifeso di fronte ad altre
civiltà agguerrite. Le forze militari erano ben strutturate, ma inadatte contro
gli Snark, se si fossero fatti vivi…
L’occasione, il pretesto
giusto, alla fine, era arrivato…e forse, anche la condanna per tutti loro…
“Ne siete assolutamente
certi?” chiese Kyrin agli scienziati.
Uno di loro, un maschio nero,
annuì vigorosamente. “Strapperà il pianeta dalla sua orbita, ci precipiterà in
una superglaciazione eterna senza pari…” snocciolò tutte le cifre del disastro,
e Kyrin ascoltò, a metà fra la paura e l’eccitazione. “Farò predisporre i
rifugi al momento giusto. Una volta che la gente sarà al sicuro, sarà facile
convincerli a seguirci in un controesodo verso
Kymellia.” Aveva intriso di sicurezza la propria voce, sicuro che quegli
infiltrati non sarebbero finiti nei
rifugi, in un modo o nell’altro. “Manipolate i dati, in modo che il Professor Birma non capisca l’imminenza
del pericolo. È anziano, ed eventuali errori di interpretazione
potranno essergli attribuiti senza troppi rischi.”
E aveva lasciato la sala conferenze del Palazzo delle
Scienze. In quei momenti, con una freddezza che solo in seguito lo avrebbe
ossessionato, aveva solo pensato che naturalmente ci sarebbero stati
innumerevoli morti, innumerevoli vittime sacrificate
perché i sopravvissuti capissero il valore di una civiltà unita e forte…
Il resto era storia recente. Il disastro, i morti, la fine del pianeta verde, l’eterna deriva
nel cosmo freddo e indifferente…
La morte della moglie. Il peso
di quasi un milione ed ottocentomila morti sulla coscienza… Kyrin aveva speso gli ultimi giorni a organizzare i preparativi
per il controesodo, per non pensare alle dimensioni del suo crimine,
sforzandosi fino all’esaurimento fisico di convincersi che stava facendo il
loro bene.
Sua moglie. Tutti quei morti,
troppi morti…più di quanti ne avesse preventivati…
Ormai, però, tutti pendevano
dalle sue decisioni. Una volta che la Matriarca si fosse ristabilita, il controesodo sarebbe iniziato…
Poi
era arrivato Butazi. E la scoperta di Varelia, ed Ego…
I ritardi sulla tabella di marcia erano diventati un sentiero verso questo
momento. Verso la fine di Kyrin come Gran Comandante…
…E tutto era stato messo a nudo fino all’ultimo particolare, rivelato
impietosamente a quattro attoniti Coreliani.
“Fin dall’inizio…”mormorò
Ydrai, scuotendo la testa. “Una menzogna fin dall’inizio, fin da prima che
lasciassimo Kymellia. Perché?” la domanda gli venne istintiva.
La sua mente era ancora incapace di accettare la mostruosa risposta, mostruosa
nella sua assurda futilità.
“Più di un milione di persone…”
le mani di Oninjay presero fuoco. Il suo muso si
contrasse in una smorfia assassina. “Hai ragione, demone! Morire non ti
basterà!!” tese di scatto il braccio e scagliò una
vampata che avrebbe istantaneamente carbonizzato il mostro seduto davanti a
loro.
Kyrin sorrise, preparandosi a
dare il benvenuto alla morte, rimpiangendo solo che non sarebbe stata
abbastanza lenta…
Invece, un
attimo prima di colpire, la fiamma scomparve, come se un varco
invisibile si fosse frapposto fra di essa ed il suo bersaglio!
Firemane voltò la testa verso
la sorella. “Oosay! Non oserai difendere questo…questo…” quale parola poteva mai definire una simile specie di traditore? Del gruppo, la candida femmina dalla criniera vaporosa era
indubbiamente l’anima più gentile, l’incarnazione di quei principi etici che
avevano spinto così tanti Kymelliani a lasciare la tecnocrazia. Uccidere
era un concetto alieno, per lei.
Oosay scosse la testa. Il suo
sguardo era un misto di infinita tristezza e terribile
severità. E sotto quello sguardo, ancora di più Kyrin
avvertì il peso delle proprie colpe. “Non spetta a noi ucciderlo. Il giudizio e
la condanna dovranno venire dal popolo. Kyrin, quello che hai fatto supera
qualunque orrore possano averci inflitto gli Snark.
Loro sono nostri nemici, hanno le loro ragioni per
odiarci. Tu hai agito in nome di un ideale perverso ed infondato: tutto quello
che volevamo era vivere lontani proprio da gente come te. Che gli Dei possano
perdonarti, perché nessun altro perdonerà te.” Si
voltò verso la porta.
Teamleader estrasse un
dispositivo sferico. La superficie era fatta di un cristallo eccezionalmente
levigato, sulla cui superficie correvano intricate
ragnatele di circuiti. “Questo apparecchio genererà un
campo ergostatico,”disse senza osare sollevare gli occhi verso Kyrin, “in modo
da inibire l’effetto di qualunque potere dovesse manifestare una volta…” erano
tutti sconvolti, tutti avevano seguito rapiti il terribile film sul tradimento
del loro superiore.
Tutti si erano dimenticati dello scorrere del tempo.
In quel preciso istante di realizzazione, gli occhi di Kyrin furono attraversati da un
bagliore. L’espressione di avvilimento e dolore fu
improvvisamente sostituita da una sprezzante e indubbiamente malvagia. La sua
stessa voce cambiò da un momento all’altro, diventando più
profonda, intonata alla sua espressione…
“Idioti,”
disse. E non aggiunse altro.
Un attimo dopo, la porta
dell’alloggio del Gran Comandante fu scardinata da una potente esplosione!